Resezione trans uretrale di neoformazione vescicale (TURB)
La TURB viene eseguita in presenza di una neoplasia vescicale che si evidenzia generalmente come una neoformazione aggettante in vescica.
Tale neoplasia può essere così asportata per via endoscopica.
Non trattare la neoformazione comporta un grave rischio di progressione locale e a distanza della malattia, con conseguente peggioramento della prognosi e pericolo per la vita stessa del paziente.
Il trattamento che si propone consiste nella cistoscopia per confermare la diagnosi e quindi nella resezione della neoformazione o delle neoformazioni con il resettore endoscopico.
Non esistono al momento attuale metodiche alternative, né per la diagnosi, né per la terapia, in grado di assicurare risultati superiori o uguali a quelle offerte dalla cistoscopia e dalla resezione endoscopica.
Intervento
La resezione può essere completa o parziale, a seconda del numero, dell’aspetto e delle dimensioni delle neoformazioni stesse. Se l’asportazione è completa, la procedura proposta può avere valore terapeutico, se invece è parziale ha valore solo diagnostico.
Il procedimento si esegue attraverso uno strumento, chiamato resettore endoscopico, del diametro di 8-9 mm, che viene inserito attraverso l’uretra fino ad arrivare in vescica.
Il resettore è uno strumento rigido, dotato di un’ansa metallica che con il passaggio della corrente elettrica permette di tagliare piccole fette di tessuto.
Fetta dopo fetta la neoformazione o le neoformazioni possono essere asportate completamente.
Se le neoformazioni risultano particolarmente numerose e/o estese o se infiltrano le pareti della vescica può essere impossibile eseguirne l’asportazione completa, si eseguirà pertanto una TURB stadiante. La procedura dura circa 15-60 minuti, a seconda delle lesioni riscontrate, del loro numero e delle dimensioni.
Dopo l’intervento si lascia un catetere in sede per 24-48 ore, al fine di controllare l’aspetto dell’urina ed evitare la sovradistensione vescicale a causa di una ritenzione da coaguli, con rischio di ulteriore sanguinamento.
Si esegue inoltre una cistoclisi continua con soluzione fisiologica sterile.
Il procedimento va eseguito in anestesia generale o periferica (spinale epidurale).
Dopo l’intervento il materiale asportato verrà inviato per esame istologico che consentirà di formulare la diagnosi definitiva, ponendo indicazione a controlli periodici, chemio/immunoprofilassi endoscescicale o cistectomia radicale (in presenza di tumori infiltranti ad alto grado di aggressività).
Complicanze
La procedura presenta vari rischi e possibili complicanze. Innanzitutto comporta i rischi legati all’anestesia e alle manovre ad essa correlate.
Nel corso dell’intervento si possono verificare le seguenti complicanze:
• lesioni dell’uretra, che generalmente si risolvono spontaneamente;
• emorragia, che a volte, anche se raramente, può rendere necessaria una trasfusione di sangue;
• perforazione vescicale, che può essere extraperitoneale o intraperitoneale: nel primo caso, soprattutto se piccola, si risolve mantenendo il catetere per qualche giorno, raramente può richiedere un piccolo intervento per il posizionamento di un drenaggio paravescicale; nel secondo caso, invece, se la lesione è molto piccola può risolversi spontaneamente mantenendo il catetere vescicale per qualche giorno, altrimenti può rendere necessario un intervento chirurgico per riparare le lesioni alla vescica e agli altri organi eventualmente coinvolti;
• lesioni degli osti ureterali, soprattutto se sono coinvolti dalla neoplasia (può essere opportuno posizionare un catetere ureterale per favorirne la guarigione);
• sindrome da riassorbimento: è una complicanza rara, possibile soprattutto quando l’intervento dura più di un’ora, è dovuta al riassorbimento del liquido di perfusione e può portare a complicanze anche severe come l’edema polmonare, l’insufficienza renale e l’edema cerebrale, che possono richiedere il trasferimento nel reparto di rianimazione;
• ematuria, che può richiedere l’esecuzione di lavaggio vescicale per rimuovere i coaguli o l’uso di lavaggio continuo per impedirne la formazione;
• ritenzione urinaria, dovuta all’ostruzione da parte di eventuali coaguli oppure favorita da preesistenti cause ostruttive, come l’ipertrofia della prostata, di solito si risolve spontaneamente;
• idroureteronefrosi, cioè la dilatazione delle alte vie urinarie, dovuta all’evoluzione in senso stenotico di una lesione dell’ostio ureterale;
• reflusso vescico-ureterale, come conseguenza della resezione del tratto intravescicale dell’uretere;
• stenosi dell’uretra, da lesione della mucosa da parte dello strumento;
• infezione urinaria, favorita dalle manovre strumentali.