Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB) – video
La prostata è una ghiandola a forma di “castagna”, presente solo nell’uomo, situata sotto la vescica urinaria. Essa è forata al centro per permettere il passaggio della parte iniziale dell’uretra, tubicino attraverso il quale l’urina, che si raccoglie in vescica, viene espulsa all’esterno. Secondo i dati SIU (2017), su 25 milioni di uomini, il 20-30% soffre di iperplasia prostatica.
Patologia
Al di sopra dei 40-45 anni nella porzione centrale della prostata, intorno all’uretra, per motivi non ancora perfettamente chiari, comincia a formarsi un tessuto giallastro (adenoma prostatico) che è destinato a crescere più o meno rapidamente per tutta la restante vita.
Questo tessuto, crescendo, da un lato schiaccia la prostata all’esterno (che va a costituire un “guscio” intorno all’adenoma) e dall’altro può causare un restringimento dell’uretra.
Questo restringimento determina difficoltà al passaggio dell’urina.
La vescica, che è un muscolo, col tempo si ingrossa e diventa più potente per vincere l’ostacolo causato dall’adenoma prostatico e permettere così un buono svuotamento vescicale.
Ma ad un certo punto il restringimento causato dall’adenoma è tale che la vescica, stanca, non si svuota più completamente.
Dopo molti anni la vescica sfiancata, perde la sua capacità di contrarsi e diventa come una sacca ripiena di urina. A questo punto anche i reni vanno in sofferenza e per svuotare la vescica bisogna utilizzare un catetere.
Sintomatologia
I disturbi urinari sono inizialmente lievi e sfumati (riduzione del getto urinario, allungamento del tempo necessario ad urinare, sgocciolamento alla fine della minzione).
A questi con il tempo si aggiungono disturbi irritativi tali da compromettere la qualità di vita del singolo individuo (significa che la vescica è stanca, nervosa e si sta rovinando): urinare più spesso durante il giorno, alzarsi la notte una o più volte, ricerca disperata di un bagno per uno stimolo improvviso a volte preceduto dall’imbarazzante perdita di qualche goccia di urina.
Inoltre, in seguito al fatto che la vescica non si svuota bene, l’urina che ristagna costituisce una “pozza” per lo sviluppo di germi . Essi portano ad infezioni e successivamente allo sviluppo di calcoli vescicali che spesso raggiungono dimensioni di 3 o 4 cm.
Terapia
L’ipertrofia prostatica, comune a tutti gli uomini, non è detto che determini sempre disturbi urinari.
Vi è una bassa percentuale di persone in cui l’ingrossamento della prostata non determina disturbi urinari.
Inoltre bisogna sapere che, oltre alla grandezza, è la forma della prostata a provocare disturbi urinari. Vi sono prostate piccole che danno molti più disturbi di prostate grandi.
In alcuni casi i disturbi urinari associati alla ipertrofia prostatica possono migliorare prendendo dei farmaci.
Intervento chirurgico
Più spesso però l’assunzione dei farmaci è poco o del tutto inefficace e a questo punto, per evitare di rovinare la vescica urinaria, bisogna risolvere il problema con un intervento che ad oggi, nella maggior parete dei casi, è “senza taglio” (cioè endoscopico). In anestesia locale o generale con un particolare strumento, dotato di una telecamera, introdotto attraverso il meato urinario (buchino attraverso il quale esce l’urina all’esterno), si raggiunge la prostata che viene tagliata a fettine fino al guscio (TURP – termine inglese che significa RESEZIONE PROSTATICA TRANS-URETRALE).
Al termine dell’intervento endoscopico, si posiziona un catetere vescicale per 2-3 giorni per lavare la zona operata e la vescica. Tolto il catetere, il giorno dopo si va a casa. I risultati si vedono subito in base alla potenza del getto urinario. Le raccomandazioni sono di non sforzarsi, bere 2-3 litri di acqua durante il giorno (la sera poco) e non avere rapporti sessuali per circa 1 mese dall’intervento.
Le urine rimarranno colorate con un po’ di sangue per qualche giorno, ma tenderanno a schiarirsi giorno dopo giorno. Anche i disturbi urinari presenti prima dell’intervento possono persistere, ma nell’arco di un mese tendono a scomparire.
Le prostate molto grandi con disturbi urinari associati (quindi di persone che si sono trascurate) necessitano invece di un intervento chirurgico, con il “taglio”, per togliere la parte ingrossata (ADENOMECTOMIA PROSTATICA TRANS-VESCICALE – ATV). Anche in questo caso dopo l’intervento ci sarà un catetere vescicale (questa volta per 4-5 giorni). Le raccomandazioni dopo l’intervento sono le stesse della TURP.
Conseguenze interventi
La eiaculazione retrograda (lo sperma, che normalmente durante l’orgasmo viene espulso all’esterno, va in vescica) è cosa comune a questi due tipi di interventi.
Non vi è impotenza o perdita dell’orgasmo, ma solo l’impossibilità ad avere figli con metodi naturali.
Con questi tipi di interventi la prostata non viene tolta tutta, ma solo la parte ingrossata (l’adenoma). Pertanto “il guscio”, che è la ghiandola prostatica vera e propria (zona dove normalmente si sviluppa il tumore della prostata), rimane. La prostata viene tolta tutta solo in caso di tumore (intervento che si fa con il taglio e con una serie di problematiche associate).
Consigli generali
Dopo l’intervento per ipertrofia prostatica saranno necessari comunque controlli periodici. Inizialmente dovranno essere ravvicinati, poi più radi, per controllare la buona riuscita dell’intervento nel tempo e per la prevenzione del tumore alla prostata (come detto sopra la ghiandola prostatica – il guscio – rimane).
Un colloquio con l’urologo e semplici esami ci danno notizie riguardo lo stato di ipertrofia della prostata e di come uriniamo. A partire dai 45 anni è buona norma eseguire periodicamente una esplorazione rettale, una ecografia prostatica (che ci da informazioni sulla grandezza e forma della prostata) ed una uroflussometria. L’uroflussometria consiste nell’urinare in un recipiente collegato ad un computer che ci da molte informazioni su come uriniamo. Insieme a questi esami è necessario eseguire annualmente un semplice prelievo di sangue per la valutazione del PSA. Questo esame è importante per la prevenzione del tumore alla prostata (che colpisce circa 1 persona su 150 sopra i 60 anni).