Danno renale acuto e Covid-19: le relazioni
Oggi si sa che il coinvolgimento dei reni in seguito all’infezione da Covid-19 è più comune di quanto inizialmente si pensasse ed è associato a morbilità e mortalità.
La fisiopatologia dell’AKI ( (Acute Kidney Injury) da COVID-19 è probabilmente multifattoriale. Anche se i tassi di AKI da COVID-19 variano considerevolmente tra gli studi e i luoghi, tuttavia le ricerche suggeriscano un’incidenza di oltre il 20% nei pazienti ospedalizzati.
Gli studi sulle conseguenze renali del Covid-19 sono in divenire, ma è possibile presentare alcuni dati ricavati da ricerche effettuate da quando è iniziata la pandemia ad oggi. Le ricerche prese in esame analizzano il danno renale e il ruolo giocato dal testosterone.
Italia: dati dell’ISS danno renale acuto e Covid-19
Dal Rapporto sulle caratteristiche dei pazienti deceduti per Covid-19 in Italia, aggiornato ad aprile 2021, è emerso che il danno reale acuto è stata la seconda complicanza riportata (24,6%) dopo quella polmonare.
L’insufficienza respiratoria infatti è stata riportata nel 93,7% dei casi. (https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2-decessi-italia#7)
Dai dati a disposizione sembrerebbe che il Covid si presenti in forma più grave tra gli uomini piuttosto che tra le donne. Gli uomini, infatti, sembra abbiano 1,7 volte in più di probabilità di morire per Covid-19 rispetto alle donne.
Questo dato ha portato a ritenere che le differenze ormonali potessero giocare un ruolo importante nel contrarre il virus.
In un articolo pubblicato su Science gli studiosi di Yale, per esempio, hanno illustrato le possibili cause di questa differente risposta all’aggressione da parte del virus. Nell’articolo gli studiosi indicavano tra le possibili cause la presenza di due cromosomi X nelle donne mentre negli uomini di tale cromosoma ve ne è solo uno. Il cromosoma X è ricco di geni che regolano la risposta immunitaria e per questo potrebbe aiutare le donne contro il Covid-19.
Altro elemento individuato nello studio sono gli estrogeni indicati come aventi un ruolo protettivo importante nei casi di infezione da Sars-Covid.
Testosterone correlato a gravità del Covid
Uno studio pubblicato a maggio 2021 ha individuato il ruolo del testosterone nella definizione della gravità del virus negli uomini. La quantità di testosterone e la gravità dell’infezione una volta contratto il virus, secondo lo studio, sono inversamente proporzionali.
Infatti gli uomini con casi più gravi di infezione da COVID-19 sembra abbiano livelli molto bassi di testosterone. La ricerca ha evidenziato che se un uomo aveva un basso livello di testosterone una volta arrivato in ospedale, il suo rischio di avere il COVID-19 in uno stadio grave era molto più alto rispetto agli uomini che avevano più testosterone in circolo. E quando i livelli di testosterone scendevano ulteriormente durante il ricovero, il rischio aumentava. Lo studio è stato condotto dal Barnes Jewish Hospital e pubblicato sulla rivista JAMA Network Open. Gli uomini con COVID-19 grave avevano concentrazioni di testosterone inferiori di circa il 65-85% rispetto agli uomini che avevano una malattia più lieve, indipendentemente da altri fattori di rischio noti associati alla gravità di COVID-19, come età, indice di massa corporea, comorbidità e fumo.
Gli studiosi del Barnes Jewish Hospital concludono lo studio affermando che “i dati suggeriscono che si dovrebbe usare cautela con approcci che antagonizzano la segnalazione del testosterone o integrano gli estrogeni per trattare gli uomini con grave COVID-19″.
AKI ((Acute Kidney Injury) un indicatore della gravità del Covid
Un nuovo rapporto completo mostra che le persone ricoverate in ospedale con COVID-19 sono a rischio significativo di AKI, che può portare a gravi malattie, dialisi e persino alla morte. L’AKI sembra essere un indicatore della gravità dell’infezione da COVID-19 e il tasso di mortalità è più alto per questi pazienti.
Tra gli effetti correlati del COVID-19 che si ritiene contribuiscano all’AKI vi sono la necrosi tubulare acuta con shock settico, la microinfiammazione, l’aumento della coagulazione del sangue e la probabile infezione diretta del rene. Inoltre la maggior parte dei pazienti con AKI correlato a COVID-19 che guarisce, continua ad avere una ridotta funzionalità renale anche dopo la dimissione dall’ospedale.
Tra i segni evidenti del coinvolgimento renale nei pazienti con Covid-19 vi è il rilevamento di proteine e/o del sangue nelle urine. (https://jasn.asnjournals.org/content/32/1/151)
A systematic review on COVID-19: urological manifestations, viral RNA detection and special considerations in urological conditions
Una revisione sistematica sul Covid e le implicazioni sull’apparato urologico dal titolo “A systematic review on COVID-19: urological manifestations, viral RNA detection and special considerations in urological conditions” è arrivata alla conclusione che il danno renale acuto che porta alla mortalità è comune tra i pazienti COVID-19, probabilmente a causa della tossicità virale diretta. La positività dell’RNA virale è stata rilevata sia nei campioni di urina che in quelli di feci. Lo studio conclude con un avvertimento: quando si eseguono procedure transuretrali o transrettali bisogna avere molte precausioni. (https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32462305/)
Se è vero che i danni renali sono una conseguenza del Covid-19 è anche vero l’inverso. I pazienti in dialisi e coloro che hanno ricevuto un trapianto di rene sono più suscettibili a contrarre l’infezione. Inoltre il virus in questi paziento sembra essere più mortale. A dirlo sono i dati rilevati dalla Società Italiana di Nefrologia da ottobre a marzo 2021 che mostrano un tasso di mortalità 8/10 volte superiore rispetto al resto dei pazienti affetti da Covid-19.
Bibliografia:
– Scientists unravel the mystery of sex disparities in COVID-19 outcomes
– AKI in Hospitalized Patients with COVID-19
– Acute Kidney Injury in COVID-19: The Chinese Experience, Sempinars in Nephrology
Il testosterone ormone-sentinella per prevenire e curare Covid-19 nel maschio